Il saggio Sur la valeur-travail et le travail comme valeur è stato originariamente pubblicato su Temps critiques, 15 Novembre 2021 ed è consultabile su Sur la valeur-travail et le travail comme valeur. Successivamente è stato ripubblicato su Lundimatin #313 e in versione inglese in Ill Will, 29 Dicembre 2021, consultabile su Labor Value and Labor as Value. Di seguito la traduzione a cura di J. Cantalini. «Questo sono io» Il discorso performativo del Potere Con i suoi attacchi contro (…)
Italiano
- Operaismo e comunismo, Oreste Scalzone
Nelle righe che seguono Oreste Scalzone introduce il suo intervento sul tema «operaismo e comunismo». Questo testo (che torna sulla questione dell’operaismo quindici anni dopo l’intervista che si trova in Aldo Grandi, La generazione degli anni perduti. Storie di Potere operaio, Einaudi 2003) è la versione italiana (a cura di Paolo Godani) di una «Nota a margine» comparsa nel testo di Jacques Wajnsztejn, L’opéraïsme italien au crible du temps, suivi de Opéraïsme et communisme d’Oreste (…)
- Dopo la rivoluzione del capitale, Jacques Wajnsztejn
Al di là del suo titolo un po’ provocatore, quest’espressione rende conto del momento storico in cui siamo, quello della disfatta dell’ultimo attacco rivoluzionario mondiale degli anni 60-70. Quest’attacco indicava il limite estremo del suo carattere classista e proletario soprattutto a partire dall’esempio dell’“autunno caldo italiano” (1969), contemporaneamente includeva già la pretesa della rivoluzione a titolo umano, la critica del lavoro ed il sorpasso delle classi apparso in Francia nel Maggio 1968 e nel movimento del 1977 in Italia.
Però questa disfatta non ha portato un vero fenomeno di contro rivoluzione perché non c’era veramente rivoluzione. Quello che è accaduto, è un doppio movimento di ristrutturazione di imprese e di “liberazione” di pratiche sociali ed inter-individuali come si fossero spezzate subito tutte le barriere allo sviluppo della società del capitale. Sono tutti i chiavistelli della vecchia società borghese che sono scoppiati, invece la società non è rimasta borghese. Non lo era più dalle due guerre mondiali, il fordismo, il dominio reale del capitale; però i valori conservatori perduravano in quanto limiti alla rivoluzione qualsiasi.
- Contro lo Stato-Nazione, Jacques Wajnsztejn
È difficile ignorare l’attuale ripresa delle affermazioni nazionali, comunitarie, identitarie. Difficile anche comprendere perché questa ripresa si produce nello stesso momento in cui la realtà sociale è sempre più internazionalizzata, in cui i nazionalismi politici sembrano retrocedere (Europa ‘92) davanti all’implacabile astrazione della pressione economica mondiale. Nel momento stesso in cui il dominio mondiale del capitale si realizza palesemente, i problemi che il sistema capitalista (…)
- Qualche riflessione sull’ultima guerra, Temps critiques
Per i paesi dominanti le guerre non sono più condotte da un punto di vista nazionale in quanto non ci sono più territori da difendere contro un nemico estero dopo la fine della politica dei blocchi. Inoltre, l’universalità del capitale e la “libera” circolazione degli uomini hanno da lungo tempo violato I’“integrità” nazionale. Ciò non vuol dire che non vi siano più interessi nazionali ma che quest’ultimi s’inscrivono direttamente in una logica mondiale che li subordina. Così accade per la (…)
- Un’umanità capitalizzata: la formazione delle risorse umane, Jacques Guigou
I. Già nel 1776, un certo Signor Smith… Il riconoscimento dell'influenza della formazione della forza lavoro nella valorizzazione del capitale viene affermata già agli albori dell'economia politica. Adam Smith considera l'istruzione come un investimento nel calcolo dell'homo oeconomicus. Puntando sullo sviluppo intensivo ed estensivo delle forze produttive per accelerare la contraddizione capitale/lavoro, i marxismi — dimenticando o ignorando che Marx riteneva che (…)
- Le lotte studentesche in Francia (1994-1995), Jacques Wajnsztejn
Riprendendo dei temi già trattati nella rivista Temps Critiques (n. 8), vorrei, nel quadro di un articolo per l’Italia, partire dalle posizioni espresse da “operaisti” italiani nella rivista francese Futur Antérieur (n. 23-24)1. Fedeli alla loro apologia del lavoro produttivo non fanno altro che attualizzarlo portando avanti la figura del lavoro immateriale, nuova centralità della produzione “diventata sociale” (!), e gli studenti formerebbero la componente attiva di questo lavoro (…)
- Qualcosa, Riccardo d’Este
La società del capitale, intesa come società dell'alienazione generalizzata, della riproduzione iterativa e insignificante di merci, del lavoro estorto e del profitto conquistato dai singoli capitalisti, o da gruppi di essi, ha subìto un processo modificativo che ha portato all'integrazione dei vari aspetti. Questa integrazione è un processo di integrazione.
- La guerra e la pace, Alfredo M. Bonanno
Con il pesante intervento spettacolare dei grandi mezzi di informazione la guerra è entrata nella casa di tutti, diventando il problema del giorno.
Ma come accade spesso, quando affrontiamo un argomento che suscita nel nostro intimo una complessa reazione di sentimenti e paure, non siamo in grado di approfondire facilmente tutti gli aspetti di questo problema.
È necessario, infatti, quando ci si accinge a lottare contro un nemico che ci minaccia, chiedersi cosa quest’ultimo vuol fare, perché il massimo di notizie possibili sulle sue azioni ci fornirà il massimo di occasioni per rintuzzarlo, difenderci, passare al contrattacco. A me sembra che non ci siamo posti con chiarezza una domanda fondamentale: che cos’è la guerra? Non ce la siamo posta perché tutti crediamo, chi in un modo chi nell’altro, di sapere perfettamente cos’è la guerra e quindi di essere in grado di fare quanto necessario per combattere coloro che intendono realizzarla.
- La guerra come operazione di polizia internazionale, Riccardo d’Este
È la prima volta che questa formula, “operazione di polizia internazionale”, viene ufficialmente usata per definire una guerra. In Italia, per le ragioni che vedremo, ha riscosso un grande successo presso le autorità massime: l'ha utilizzata il presidente del consiglio dei ministri, Andreotti, per giustificare il senso dell'intervento in guerra italiano, peraltro assai ridotto, a fianco degli “alleati” nella coalizione antiSaddam, all'inizio delle ostilità belliche; l'ha (…)
- No alla guerra no alle ricette, Temps critiques
La guerra attuale produce un' antinomia. Per certi versi va nel senso di un rafforzamento della passività degli individui; tutto pare superarci: “la logica di guerra”, il materiale ultrasofisticato ed inumano messo in campo. Di fronte a questo dispiegamento politico-mediatico e tecnologico quello che possiamo pensare non può esprimersi senza sembrare immediatamente irrisorio. In questo la guerra appare come un prolungamento ed una radicalizzazione della crisi del politico. “I giochi sono (…)
- Guerra del Golfo e nuovo ordine mondiale, Jacques Wajnsztejn
Piccola radiografia dell'organizzazione del mondo Il sistema capitalista planetario si fonda su una divisione internazionale del lavoro in due grandi gruppi. Il primo gruppo comprende i paesi a capitali dominanti: gli Stati Uniti e la maggior parte dei paesi della CEE. Paesi in cui la produzione materiale è sempre meno importante1. Il carattere sempre più astratto del lavoro lo distanzia da quanto viene realmente prodotto, che sembra possedere una sua propria finalità. La (…)
- Etiam minima, Melcom d’Idd
“Sappiate che chi governa a caso si ritruova alla fine a caso; la diritta è pensare, esaminare, considerare bene ogni cosa etiam minima; e vivendo ancora cosí, si conducono con fatica bene le cose; pensate come vanno a chi si lascia portare dal corso dell'acqua.” (Francesco Guicciardini, Ricordi politici e civili) “Gli uomini prima sentono senza avvertire, dappoi avvertiscono con animo perturbato e commosso, finalmente riflettono con mente pura”. (Gian Battista Vico, (…)
- Contro la guerra e la beatitudine pacifista, Bodo Schulze
Il pacifismo aborrisce la guerra e benedice lo Stato. In tempo di pace, gli è stato insegnato, e vi ha creduto, che la società è un ampio sistema di comunicazione dove tutto viene risolto attraverso il dialogo, in modo nonviolento. L'uso della forza bruta era soltanto più riservato a coloro che, vivacchiando alla periferia di questi vasi comunicanti, si facevano beffe a disperati colpi di pietre del vano sproloquio democratico. Il cittadino pacifista, pur riconoscendo con ciò (…)